"Il medico ortopedico e il fisiatra hanno il primo approccio con il paziente che descrive quelle che sono le sue difficoltà. Dopodiché il medico dà un'indicazione, a volte una prescrizione dettagliata, ma il più delle volte un'indicazione sulla patologia e quello che potrebbe essere il rimedio di questa patologia.
Il paziente viene da noi e si procede a tutta un'analisi di approfondimento di questa patologia per verificare nella quantità cosa vuol dire avere un'obliquità pelvica piuttosto che una dismetria piuttosto che una scoliosi, utilizzando gli strumenti che abbiamo a disposizione per misurare e non solo verificare se c'è un obliquità pelvica, di quanti gradi è questa obliquità pelvica se questa produce o non produce una scoliosi, se produce o non produce un valgismo del ginocchio e via discorrendo.
Quindi misuriamo queste cose e poi di solito l'ortesi che ne consegue tiene conto di tutti questi fenomeni, per cui direi che la realizzazione è pressoché perfetta.
Mi confronto quotidianamente con i medici, anche se a volte alcuni, non tutti per fortuna, hanno la presunzione di indicare nel dettaglio la prescrizione che noi riscontriamo non essere sempre congrua.
In questo caso è d'obbligo per una questione di etica professionale, informare il medico che si procederà probabilmente in un modo diverso.
Dott. Michele De Martinis
In questi casi bisogna sempre valutare l'origine del problema di base.
L'alluce valgo è sempre la conseguenza dell'appiattimento dell'arco plantare trasverso, la distanza fra il primo e quinto aumenta e la conseguenza per la tensione tendinea e muscolare è che si determina l'alluce valgo.
La spina calcaneare (o sperone calcaneare) è sempre la conseguenza del piede cavo, perché l'aponeurosi plantare tira al punto che tende a staccarsi dal punto inserzionale sul calcagno, quindi madre natura provvede creando dell'altro rinforzo calcio che poi si determina la spina calcaneare.
E' ovvio che in questi casi bisogna provvedere con un plantare a scaricare la spina calcaneare e ricreare se è possibile l'arco plantare trasverso.
Tutti questi accessori che tirano, mollano e spingono sono più fatti commerciali che realmente tecnici, l'illusione che si possa correggere l'alluce valgo solo attraverso la tensione di queste fasce mi sembra vera utopia, tuttavia purtroppo verifichiamo quotidianamente che le signore piuttosto che rinunciare alle loro scarpette sono disposte a fare qualsiasi cosa, compreso la chirurgia anche quando non è strettamente necessaria.
Dott. Michele De Martinis
PLANTARI SU MISURA
Plantari: QUANDO COME PERCHE
I piedi con morfologia fisiologica appoggiano al terreno in modo perfetto ma, in alcuni casi e per motivi differenti (scarpe inadeguate, eccessivo peso, iperutilizzo se pensiamo agli sportivi ) questa morfologia si altera e l’appoggio fisiologico diventa patologico generando disturbi, dolori ed in alcuni casi gravi si arriva addirittura a non poterli utilizzare.
Cosa fare in questi casi?
Innanzi tutto occorre fare diagnosi certa, per verificare quanto e come si è modificata la fisiologia dell’appoggio.
I personaggi preposti a tele indagine, il Fisiatra, l’Ortopedico. Gli strumenti:
esame clinico obbiettivo.
Rx piedi
esame al podoscopio
esame videografico
esame baropodometrico statico e dinamico
L'esame baropodometrico statico e dinamico con supporto di videografia risulta essere di gran lunga tra i sistemi più moderni per documentare l’esatta condizione di appoggio dei piedi e l’eventuale variazione rispetto alla normale fisiologia.
Accertata la patologia, il medico di turno provvederà a dare indicazioni sulla costruzione dei supporti relativi (PLANTARI)
Cosa si intende per PLANTARI
I PLANTARI sono dei supporti costruiti rigorosamente su misura per ogni singolo paziente ed inseriti nelle calzature (scarpe) in grado di modificare l’appoggio da patologico a fisiologico.
La progettazione dei PLANTARI Ortopedici avviene con la procedura cad cam che tiene conto di tutti i dati oggettivi prodotti dall’esame baropodometrico.
I materiali usati per la costruzione dei PLANTARI sono composti di polietilene e schiume di uretano e realizzati da una fresa a controllo numerico con un’approssimazione di errore di un centesimo di millimetro.
Scritto da Michele De Martinis.
Vai ai nostri plantari ortopredici su misura
«Rinunciare alle passioni? Il diabete non mi può fermare»
Tra le complicanze del diabete un ruolo sempre più rilevante è assunto da quella che va sotto il nome di "piede diabetico"; questa e' in assoluto la complicanza che comporta il maggior numero di ricoveri ospedalieri e per le quali i costi risultano ingenti.
Se si pensa alle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha stimato in oltre 300 milioni il numero di diabetici nel 2026 rispetto ai 120 milioni calcolati nel 1996 si può facilmente immaginare quale dimensione assuma questo problema: stime di questa patologia dicono infatti che circa il 15% dei diabetici andrà incontro nella vita a un’ulcera del piede che richiederà cure mediche.
Il problema più rilevante legato ad un’ulcera del piede nei diabetici è il rischio di una «amputazione maggiore», ossia effettuata sopra la caviglia; pur rappresentando la popolazione diabetica all’incirca il 3% della popolazione generale, più del 50% di tutte le amputazioni maggiori riguardano proprio i diabetici.
Ma il fatto che più deve far riflettere è il seguente: su 100 diabetici amputati circa 84 hanno avuto come causa dell'amputazione un’ulcera del piede aggravatasi nel tempo.
E’ evidente quindi che se si vuole ridurre il numero delle amputazioni è necessario migliorare la capacità di curare efficacemente e precocemente l’ulcera; per raggiungere questo obbiettivo è necessario disporre di protocolli diagnostici e terapeutici efficaci e di tutte le professionalità necessarie.
Ridurre il numero di amputazioni è un obiettivo fondamentale per la cura del paziente diabetico; ma quali sono concretamente le possibilità di raggiungerlo?
Fornire una risposta a questa domanda è estremamente difficile perché mancano dati precisi su quanto avviene in tutta Italia; tuttavia nei Centri che si sono specializzati nella cura del piede diabetico è stata rilevata una riduzione significativa del numero di amputazioni maggiori tra l’inizio degli anni 2000 e l’inizio del 2010.
Questo potrebbe significare che i mezzi per ridurre le amputazioni esistono ma l'ottenimento di risultati su vasta scala non può prescindere dalla creazione di una efficiente organizzazione che implementi le linee guida esistenti e identifichi i Centri specialistici a cui inviare i pazienti con ulcera del piede.
E’ necessaria a questo punto una considerazione fondamentale: il piede diabetico è nella maggior parte dei casi la punta di un iceberg, al disotto della quale coesistono un insieme di altre patologie, legate direttamente o meno al diabete, che necessitano a loro volta di essere curate contemporaneamente al piede.
Tutto questo rende il diabetico con ulcera del piede un paziente particolarmente complesso e fragile.
Accanto al ruolo del diabetologo non secondario è quello del Tecnico Ortopedico che con la costruzione di ortesi plantari e calzature idonee prosegue la prevenzione e la cura messa in atto dal medico.
PIEDE VASCULOPATICO
E’ interessato principalmente il sistema circolatorio periferico e si manifesta macroscopicamente con:
PIEDE NEUROPATICO
Sono interessate le terminazioni nervose nell’arto e si manifesta macroscopicamente con:
È classificato tra le complicanze del piede diabetico neuropatico il piede di charcot
1° non nuocere
Il trattamento ortesico del piede diabetico richiede una serie di competenze se non si hanno si rischia di fare dei guai molto gravi.
Ciò che si vuole proporre, è un approccio metodologico di valutazione del rischio per l’insorgenza di ulcerazioni nel piede diabetico utilizzando le scale di valutazione.
Vale a dire una serie di atti e di considerazioni, che, prendono spunto da esperienze e da controlli a distanza, (follow – up) che portano ad una evidenza scientifica accettata e applicata dagli operatori.
Tra le altre metodiche per la valutazione del rischio si fa riferimento alle scale di valutazione.
Il principio di funzionamento delle scale è basato sui seguenti fattori
Una considerevole casistica di pazienti con problematiche simili e trattamenti uguali porta alla stesura dei protocolli di trattamento. Ed è proprio quello che insieme oggi cercheremo di fare, per arrivare ad un percorso ed un agire comune che:
Le scale di valutazioni sono molte tutte tendono allo stesso principio
Alcune tra le più diffuse:
Io proporrò la scala di Wagner.
Attenzione! Non è la verità vera ma semplicemente un’ipotesi che basa la sua applicabilità sull’esperienza, sulla casistica e sui risultati.
Wagner suddivide il rischio in 5 categorie e più precisamente in:
TRATTAMENTO: plantare morbido anche di serie Scarpe di serie predisposte confort
Piede con malformazioni iniziali
TRATTAMENTO: plantare modellato su calco in nora o materiali simili shore 50% scarpe termoformabili automodellanti
Piede con vasculopatie o neuropatie in atto con possibile perdita parziale o totale della sensibilità con o senza deformità
TRATTAMENTO: plantare rigorosamente su calco di gesso composto da materiale morbido con uno shore pari a 50/60 Scarpe automodellanti con fodera in materiale morbido possibilmente senza cuciture nei punti di conflitto.
Wagner suddivide l’altissimo rischio in 4 categorie:
TRATTAMENTO: plantari modellati su calco di gesso in materiale morbido con shore 70% - 80% avendo cura di scaricare le zone di determinazione dell’ulcera. Scarpe termoformabili con rivestimento interno morbido senza cuciture nelle zone di conflitto a suola rigida.
Il trattamento prevederà la confezione di un dispositivo ortesico che sarà costruito su calco di gesso con impronta rilevata a paziente in scarico (neutra astragalica) avendo cura di evidenziare l’esatta posizione delle ulcere al fine di ottenere un plantare che sia perfettamente congruente con gli scarichi che si intende ottenere.
Le calzature potranno essere di serie o su misura purchè corrispondano a queste caratteristiche:
In questo caso l’ulcerazione oltre ad essere profonda interessa anche l’osso. Quasi sempre associabile a vasculopatie/ neuropatie sono sempre riscontrabili edemi importanti e spesso deformità imperative.
In questo caso il trattamento prevederà la confezione di:
Le scarpe costruite su misura con le seguenti caratteristiche:
Ovviamente con tomaio morbido fodera interna morbida.
Nella classificazione Wagner 4 siamo in presenza di fenomeni di gangrena che interessano solitamente le dita o parte dell’avampiede. In questi casi si dovrà procedere alla confezione di un plantare a scarico totale che permetta l’appoggio nelle zone non compromesse. La metodica sarà quella adottata per il rischio 3.
Le scarpe dovranno aver cura di lasciare la parte dell’avampiede libera
Ho accennato all’inizio che vi sono dei casi in cui ( causa la gravità delle lesioni) è necessario fare altro.
In questi casi
Lo scarico della lesione è fondamentale nel trattamento dell’ulcera in quanto le possibilità di guarigione,sono estremamente ridotte, se persiste, l’ipercarico pressorio. In questi casi, che definiremo Casi a rischio gravissimo non emendabili con
Dovremo necessariamente ricorrere a dispositivi che garantiscano assolutamente l’appoggio evitando in modo totale il carico nella zona interessata dall’ulcera.
Lo scarico può essere effettuato con:
Il tutore ortopedico è una valida alternativa per il trattamento delle ulcere plantari, diminuisce la pressione di picco plantare con una durata del contatto uguale o minore rispetto a un tutore gessato o una metodica di casting.
Esiste una discreta gamma di tutori predisposti. La capacità e la professionalità del Tecnico Ortopedico sono fondamentali per:
I tutori ortopedici devono essere:
Il modo migliore per raggiungere questi obbiettivi è il progetto all’interno del quale si valutano tutti gli aspetti
È importante che al progetto partecipino tutte le figure professionali interessate.
CONCLUSIONI:
Personalmente ritengo che l’argomento trattato, non abbia la pretesa, di aver chiarito completamente tutti gli aspetti di una materia che di per se è:
Il mio auspicio è di essere riuscito a creare in voi un minimo dubbio e molta curiosa responsabilità. In modo tale che di fronte a pazienti con tali problematiche ci si ponga nel modo giusto e con il giusto bagaglio di esperienza tecnico professionale al fine di evitare ulteriori sofferenze a soggetti già fortemente penalizzati.
I nostri piedi rappresentano il tramite tra noi e le nostre passioni.
Camminare, correre, saltare, ballare, fare sport: tutto passa attraverso i piedi, elemento fondamentale per reggere il nostro peso. I piedi, oltre a essere fondamentali per tutto quanto detto sopra, sono anche un organo di senso, invero, se si provasse a camminare a piedi nudi si avrebbe immediatamente la percezione di quante informazioni arrivano da essi. Alcuni autori descrivono i piedi come pompa periferica aiutando in modo significativo il ritorno del sangue venoso verso il cuore.
Quindi, essendo i piedi così importanti, è opportuno trattarli con estrema cura sia dal punto di vista clinico, sia da quello igienico, senza trascurare quello relativo alla protezione di essi.
Infatti, uno scarso interesse verso questi aspetti può dare origine a patologie strutturali, funzionali e morfologiche sgradevoli ed anche molto dolorose. Convinto di non essere attrezzato per scrivere un trattato di anatomia con accenni di miologia e biomeccanica, mi limiterò a fornire alcuni elementi valutativi in grado di mettere chiunque lo desideri nelle condizioni di guardare i propri piedi ed avere una ragionevole certezza che in essi vi siano o non vi siano problemi di natura strutturale rispetto ad una situazione di piedi normoconformati.
PIEDE NORMOCONFORMATO
In condizioni di normalità, il piede NORMOCONFORMATO (normale) ha 3 punti di appoggio:
Questi punti di appoggio determinano:
La linea di confine per la determinazione di un piede normoconformato e un piede patologico è rappresentata dall’angolo di COSTA BARTANI: la determinazione di quest’angolo si ottiene tracciando la tangente il 1° metatarso e la tangente il calcagno.
Se il risultato è un angolo di 125° parleremo di un Piede Normoconformato.
Se l’angolo è maggiore di 125°, diremo che il Piede è Piatto.
Se l’angolo è inferiore potremo asserire che siamo di fronte ad un Piede Cavo.
(In figura, immagine di piede Normoconformato)
Questa elementare premessa non ha la pretesa di metterci nella condizione di fare una diagnosi precisa ma sicuramente ci aiuterà a capire se i nostri piedi sono più o meno normali.
IL PIEDE PIATTO
In esso, la tangente, i metatarsi e la tangente il calcagno determinano un angolo come detto di COSTA BERTANI superiore a 125°. Il piede piatto è classificato in 3 gradi di piattismo: 1°- 2°- 3°. Maggiore è l’angolo, maggiore sarà il grado di piattismo.
Le conseguenze patologiche più frequenti sono la presenza di calli, extrarotazione, ridotta capacità di attivare la spinta podalica e ridotta autonomia. Nei casi di maggiore gravità subentrano deformità delle articolazioni astragalo calcaneare, sotto astragalica, le arcate longitudinale mediale e longitudinale laterale risulteranno abbassate l’arco trasverso inesistente.
IL PIEDE CAVO
Parleremo invece di piede cavo, quando l’angolo COSTA BARTANI è inferiore a 125°, le arcate mediale e laterale risultano molto evidenti,
Il calcagno è evidentemente verticale, come pure la posizione dei metatarsi, risulta con decorso più verticale rispetto al piede normoconformato.
Le pressioni esercitate dal piede, rispetto al piano d’appoggio si riducono, all’area calcaneale e dei metatarsi sviluppando, in queste zone pressioni tali da determinare dolenzie e callosità.
I rischi maggiori cui va incontro il Paziente portatore di PIEDE CAVO sono:
il PIEDE CAVO volgarmente chiamato il piede dello sportivo ha come possibili evoluzioni il cedimento dell’arco plantare trasverso ( arco che intercorre tra il I° e i V° metatarso ) il cedimento di quest’ultimo comporta nella stragrande maggioranza dei casi l’insorgenza dell’alluce valgo.
di Simone Panero | Passi di salute. In onda ogni Venerdì alle ore 13 su Rete 7, oggi in studio il dottor Michele De Martinis tecnico ortopedico, past president Cidos per parlare del piede diabetico.